ELOGIO DELL'OZIO. FERMARSI ED OZIARE : L'OZIO COME TERAPIA.

LA SOLITUDINE

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Analisi dell'ozio e del fermarsi un attimo ogni tanto. L'ozio come terapia per migliorarsi. L'importanza dei momenti di stare da soli con sé stessi e della la solitudine.

L'ozio, il non far niente per un certo tempo, è appunto tempo perso?

Nient'affatto! Come diceva Oscar Wild "Coltivare l'ozio è il fine dell'uomo".

Serve a coltivare la creatività, ad allentare le tensioni, ad essere più produttivi e sembra faccia anche bene all'amore.

E' capitato a tutti di sentire quella sensazione di dolce far niente, una passeggiata senza meta, stare a tavola oltre la fine del pasto, stare nel letto qualche ora la mattina o in altro momento, la lenta lettura di un buon libro abbandonati su una poltrona...

E' un classico dedicare la domenica come giornata dell'ozio.

Nel nostro vivere quotidiano oggi sembra che il tempo non sia mai abbastanza, che ci rincorra e ci sia nemico.

Ed una voce dentro di noi, quando vorremmo fermarci un attimo ad oziare, ci dice "più in là", "magari dopo", "forse in vacanza".

E poi, magari anche durante un viaggio che dovrebbe essere relax ed ozio, veniamo presi dalla frenesia di programmazione della vacanza e del controllo di email.

L'ozio nell'immaginario collettivo è una parola che richiama inerzia, indolenza, pigrizia.

Eppure l'ozio, nel suo significato latino originale (otium), è lo spazio dedicato alla riflessione, votato a stimolare il pensiero, variando l'usuale tipo di impegno che ognuno di noi ha.

Inteso in questi termini si chiama ozio creativo ed è qualcosa cui nei tempi moderni c'è ancora più bisogno che non nei tempi antichi.

Sfruttare il tempo libero per dedicarsi alla propria individualità, scoprire e coltivare le proprie risorse è la chiave dell'appagamento.

Interrompere il flusso di lavoro, prendersi delle pause, aiuta a mettere in ordine le proprie idee, a sentirsi soddisfatti ed a ritrovare la motivazione per continuare meglio.

Secondo uno studio condotto da un gruppo di neurologi dell'Università di Kyoto (Giappone), pubblicato sulla rivista Scientific Reports, nei momenti dedicati alla riflessione e alla meditazione, si stimola il precuneo, ovvero una regione del cervello strettamente collegata con l'appagamento.

Per arrivare a questa conclusione, gli esperti hanno coinvolto un gruppo di volontari ed hanno fatto loro delle domande di vario tipo, per "misurare" quanto si sentissero felici ed appagati.

Poi hanno confrontato le informazioni raccolte con i risultati di una risonanza magnetica del cervello di ciascuno ed è emerso che le persone tendenzialmente più felici avevano un precuneo di volume maggiore.

La felicità, o in ogni caso qualcosa che le assomiglia, passa dal saper gestire bene il proprio tempo libero e dal saper anche prendere cura di sé stessi.

Fermarsi rappresenta la possibilità di restare soli con noi stessi e ritrovarci a tu per tu con i nostri nodi irrisolti, i limiti e le parti che rifiutiamo e che non vogliamo ascoltare.

Il "tempo vuoto" così diventa un nemico da evitare il più possibile e che spinge ad attivare le difese, ad esempio a coprire quel silenzio da cui nascono le nostre ansie, ad esempio quando si aspetta una telefonata importante o un messaggio, molte volte si cerca di coprire questo tempo con qualcosa di rumoroso come la televisione accesa o la musica, etc.

Se c'è un momento libero il pensiero cerca subito come poterlo riempire e quasi mai a come lasciarlo vuoto in modo positivo.

Essere costantemente impegnati, anestetizza il senso di solitudine : la prima conseguenza del superlavoro è lo stress il quale poi ognuno canalizza in modo diverso.

Le persone iperattive se da un lato sono in grado di saper fare tante cose contemporaneamente, dall'altro hanno più difficoltà all'introspezione.

Queste persone spesso si annoiano facilmente e quindi vengono spinte a cercare nuovi stimoli, nuove attività da aggiungere, alimentando l'iperattività.

Il risultato è una frustrazione continua, alla perenne e spasmodica ricerca di un appagamento che non arriva ma la quale si aggiunge alla stanchezza di portare avanti tanti impegni.

Invece qualche momento di inerzia può rappresentare un importante investimento in benessere fisico e mentale.

Per rompere il circolo vizioso dello stare costantemente in attività è considerare la solitudine non come qualcosa di triste e negativo ma come un momento per tornare in contatto con se stessi, riscoprire il piacere di pensare, di guardarsi intorno più che chattare.

Ciò può portare a molti benefici come l'aumentare del senso d'indipendenza, l'empatia, l'autostima e il pensiero positivo.

Basterebbe anche un semplice gesto come il passeggiare senza fretta fermandosi ad ammirare la natura e come cambia il paesaggio.

Bisognerebbe imparare a rallentare : la tecnologia fornisce di continuo innovativi strumenti in grado di far risparmiare tempo, ma è piuttosto buffo constatare come poi quel tempo guadagnato venga utilizzato per fare ancora più cose, con il risultato che la vita diventa ancora più frenetica e stressante. Bisognerebbe invece imparare a rallentare e ciò significa fare una cosa per volta, esattamente il contrario del multitasking ovvero svolgere più attività allo stesso tempo, qualsiasi cosa tu stia facendo, dal navigare in internet o innaffiare il giardino, eseguila con calma come se avessi tutto il tempo davanti. Prenditi tutto il tempo necessario per apprezzare ciò che stai facendo in quel momento, senza pensare al problema che devi risolvere in seguito.

In generale si tratta di trovare del tempo per fare ciò che piace e contemporaneamente abbandonare l'ansia del controllo, lasciandoci sorprendere da ciò che accade.

Ad esempio anche scrivere aiuta molto : quando mettiamo nero su bianco emozioni ed esperienze creiamo un altro da noi, ci vediamo agire, sbagliare, soffrire, gioire, amare e ci si vede da un altro punto di vista, ciò può essere molto sorprendente e terapeutico!

Anche il sentimento dell'amore ha bisogno di lentezza : esige cura e pazienza.

Per coltivare e rigenerare questo importante sentimento occorrono impegno e tempo, un tempo "vuoto" nel quale racchiudere l'ascolto dell'altro, la presa in carico dei suoi bisogni e dei suoi desideri.

La nostra cultura romantica è limitata e ci impone di considera l'amore soltanto dal punto di vista dell'entusiasmo.

Invece bisognerebbe considerare l'amore per quello che è, ovvero un'abilità da acquisire e per questo richiede tempo e spazio.

Nelle fasi di innamoramento e subito dopo va tutto bene ma quando si tratta di impegnarsi e spiegarsi, di superare le cose che non vanno, si fugge.

Ma anche l'amore va imparato e senza fretta.

Via libera quindi ogni tanto all'ozio, allo star senza far nulla, ad ascoltarsi, può sorprendere.

 

LA SOLITUDINE : L'IMPORTANZA DEL SILENZIO E DELLO STAR SOLI
 
Nella società in cui viviamo, riuscire a rimanere in silenzio, nel più completo silenzio, è quasi impossibile.

Siamo completamente invasi dalla confusione e da stimoli continui che richiamano sempre la nostra attenzione.

Troppo caos, troppe parole. Troppa musica. Troppi video. Troppa TV.

Se ci si sofferma un attimo a riflettere, ci si renderà conto che le nostre giornate sono continuamente bombardate da rumori : rumori continui che sono come bombe ininterrotte per il nostro essere.

In mezzo a tanto rumore non si riesce a sentire la propria voce interiore ed è molto importante invece per la nostra vita riuscire ad ascoltarla per sentire quello che vuole dirci.

E' una voce indispensabile per il nostro essere, è la voce del nostro centro, quella parte di noi più vera, la nostra essenza, quella che sa esattamente chi siamo, che ci permette di esprimere noi stessi e collegarci con il resto del mondo senza maschere.

Per riuscire a mettersi in contatto con questa parte è necessario avere del tempo per stare in silenzio e poter rimanere da soli, magari anche solo per mezz'ora, tutti i giorni.

Basta solo rimanere in silenzio, in ascolto, in contatto con la nostra parte più profonda.

Essere collegati con la nostra essenza ci porta ad avere una maggiore consapevolezza di noi stessi e, cosa molto importante, ci dà un'energia e una forza incredibili.

E' quella parte che, se ascoltata, sa esattamente cosa vuole, dove andare e in che modo, cosa dire e come dirlo, rispettando se stessa e gli altri : provate!

Affinché tutto questo sia possibile, è indispensabile riuscire a sentire quello che vuole dirci e per farlo è di estrema importanza poter stare da soli in un luogo, se possibile, silenzioso.

Cerca di metterti in contatto con te stesso tutti i giorni, anche se per poco tempo, e non preoccuparti se all'inizio non riesci a sentire niente : è solo perché non sei abituato a farlo, vedrai che con il tempo riuscirai a sentire e ascoltare ciò che il tuo Io più profondo vuole dirti.

Ascoltandoti dal profondo riuscirai a non andare fuori strada come molte volte succede nella vita. Avrai più consapevolezza su ciò che vuoi, cosa desideri e quali sono esattamente le tue emozioni nei confronti degli eventi che la vita di fa incontrare, giorno dopo giorno.

Abbassa il volume, spegni il video e ascoltati! Fallo subito, non aspettare.

Rimarrai sorpreso scoprendo quanto sia diverso ciò che il tuo Io più profondo desidera rispetto a quello che vuole il tuo ego!

"Si sa, non tutti se la possono permettere: non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati. Non se la può permettere il politico: il politico solitario è un politico fottuto di solito. Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con sé stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle. E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addirittura che si riescano a trovare anche delle migliori soluzioni, e, siccome siamo simili ai nostri simili credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri. Con questo non voglio fare nessun panegirico né dell’anacoretismo né dell’eremitaggio, non è che si debba fare gli eremiti, o gli anacoreti; è che ho constatato attraverso la mia esperienza di vita, ed è stata una vita (non è che dimostro di avere la mia età attraverso la carta d’identità), credo di averla vissuta; mi sono reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura, invece l’uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura"

Fabrizio De André, Elogio alla solitudine.

 

GRANDI TIMIDI E SOLITARI

Grandi personaggi della storia furono grandi timidi e solitari : lo svizzero Jean-Jacques Rousseau disse "sono la timidezza in persona; tutto mi sgomenta, paura e vergogna mi soggiogano al punto che vorrei eclissarmi agli occhi di tutti"; solitario era anche Ludwig Van Beethoven "vivo solo nella mia musica" ripeteva e si chiudeva ogni estate in una sua proprietà e alternava composizione musicale e passeggiate nei boschi; riservato e bloccato dalla balbuzie fu Alessandro Manzoni che amava rimanere "lontano da qualsivoglia occasione di linguaggio"; Ghandi fu timidissimo fin da bambino, ebbe problemi anche nella sua professione di avvocato; Winston Churchill era impacciato e cominciò a esercitarsi a parlare davanti allo specchio; il grande Albert Einstein così descrisse la sua introversione "non ho mai sentito la necessità di avvicinarmi agli uomini e alla società, ho sempre sentito bisogno di solitudine e tale sensazione non fa che aumentare"; il pianista canadese Glenn Gould aveva una vera e propria fobia degli altri; il regista svedese Ingmar Bergman era un solitario che rifuggiva i rapporti con gli altri e passò gli ultimi anni della sua vita sull'isola del mar baltico Faro.

I nostri rapporti con il prossimo si limitano per la maggior parte al pettegolezzo e a una sterile critica del suo comportamento.

Questa constatazione mi ha lentamente portato ad isolarmi dalla cosiddetta vita sociale e mondana.

Le mie giornate trascorrono in solitudine e senza troppe emozioni.

Ho dedicato la mia vita al lavoro e di ciò non mi rammarico affatto.

Da Il posto delle fragole, Ingmar Bergman regista.

 

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